Il patriarcato di Aquileia fu un'entità politico-religiosa esistita dal 568 al 1751, che - soprattutto sotto il profilo ecclesiastico - amministrava un territorio vastissimo con al centro l'odierno Friuli.
Preliminarmente si rende tuttavia indispensabile una precisazione: il termine Patriarcato di Aquileia può essere usato per indicare tre realtà storiche diverse e cioè:
la provincia metropolitana di Aquileia, ossia l'insieme delle diocesi sulle quali la Chiesa aquileiese acquisì giurisdizione canonica;
la diocesi soggetta all'immediata e diretta giurisdizione del vescovo di Aquileia;
il principato temporale che determinate circostanze storiche assegnarono al capo della Chiesa aquileiese.
Come realtà ecclesiale, il patriarcato di Aquileia è stato la più grande diocesi e metropolia di tutto il medioevo europeo. Fino all'811 la sua provincia ecclesiastica arrivava fino al fiume Danubio a nord, al lago Balaton a est e a ovest arrivava fino a Como e all'attuale Canton Ticino. A sud comprendeva l'Istria fino al 1751, anno della sua estinzione. Nell'811, l'imperatore Carlo Magno portò i confini nord, dal fiume Danubio al fiume Drava. Vastissima anche la diocesi aquileiese. Il Patriarca sovraintendeva sulle diocesi vescovili incluse nella sua giurisdizione metropolitana e ne nominava il vescovo. La sua corte era internazionale poiché comprendeva popoli di lingua ed etnia diversi. Univa il mondo latino con quello germanico e quello slavo. Nel territorio della sua diocesi svolgeva la funzione di vescovo a mezzo di suoi vicari.
Oltre a svolgere l'autorità religiosa i Patriarchi di Aquileia ottennero l'investitura feudale (1077-1420) sul Friuli (Patria del Friuli) e in alcuni periodi storici i confini geografici e politici del patriarcato si estesero sino in Istria, Valle del Biois, Cadore, Carinzia, Carniola e Stiria.
Città principali di tale entità statale furono: Aquileia, Forum Iulii (l'odierna Cividale del Friuli) e Udine.
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Il dominio temporale dei Patriarchi-Principi
Il 3 aprile 1077 il patriarca Sigeardo di Beilstein ottenne dall'imperatore Enrico IV l'investitura feudale di duca del Friuli, marchese d'Istria e il titolo di principe, costituendo quindi il principato ecclesiastico di Aquileia, feudo diretto del Sacro Romano Impero.
I successori di Sigeardo si mantennero fedeli alla politica di Enrico IV e poi del figlio Enrico V facendo dello stato friulano la pedina avanzata della politica imperiale in Italia. Nel 1186 Goffredo di Hohenstaufen incoronò il figlio di Barbarossa, Enrico VI, Re d'Italia, venendo per reazione deposto da papa Urbano III.
Sotto il patriarcato di Volchero di Erla (1204-1218) grande impulso fu dato ai traffici commerciali e alle attività produttive, fu migliorata la rete viaria e brillante fu anche l'attività culturale. A Volchero succedette il patriarca Bertoldo (1218-1251) il quale ebbe fin dall'inizio un occhio di riguardo per la città di Udine che in breve tempo passò da piccolo villaggio a metropoli. Le mire di conquista dei ghibellini Ezzelino III da Romano e Mainardo III, conte di Gorizia, costrinsero il patriarca a cercare aiuto nel partito avversario (quello guelfo), alleandosi con Venezia e con il duca di Carinzia.
Dal 1238, la sede dei patriarchi divenne Udine e lo rimase per circa due secoli. Divenuto elemento di forza della lega Guelfa il Friuli si avviò in un periodo di declino: il patriarca non riusciva più a conservare la coesione tra i comuni e frequenti divennero i tradimenti, le congiure e le lotte tra vassalli. Il conte di Gorizia divenne il principale avversario dell'autorità patriarcale. Nel 1281 scoppiò un conflitto con la Repubblica di Venezia per il possesso di parte dell'Istria.
Una fase di recupero si ebbe con il patriarcato di Bertrando (1334-1350) che conseguì numerosi successi sul piano militare e diplomatico senza mai trascurare i suoi doveri di vescovo[2]. Il 6 giugno del 1350, ormai novantenne fu ucciso da una congiura guidata dal conte di Gorizia e dal comune di Cividale. Il patriarca Marquardo di Randeck (1365-1381) passò invece alla storia per aver promulgato (11 giugno 1366) la Costituzione della Patria del Friuli (Constitutiones Patriae Foriiulii) base del diritto friulano. Seguì un lungo periodo di contrasti interni, principalmente tra le città di Udine e di Cividale. Con Cividale si schierarono gran parte dei comuni friulani, i carraresi e il re d'Ungheria; con Udine si schierò invece Venezia.
Nel 1411 il Friuli divenne campo di battaglia per l'esercito imperiale (schierato con Cividale) e quello veneziano (schierato con Udine). Nel dicembre del 1411 l'esercito dell'imperatore si impadroniva di Udine; il 12 luglio 1412 veniva nominato nel Duomo di Cividale il patriarca Ludovico di Teck. Il 13 luglio 1419 i veneziani occuparono però Cividale e si prepararono alla conquista di Udine, che cadde il 7 giugno 1420, dopo una strenua difesa. Subito dopo cadevano Gemona, San Daniele, Venzone, Tolmezzo: era la fine dello stato patriarcale friulano. Nel 1445, dopo lunghe trattative, il patriarca Ludovico Trevisan accettò il concordato imposto da Venezia mediante il quale veniva abolito di fatto il diritto di indipendenza del Friuli, che entrò a far parte della Repubblica di Venezia, come entità autonoma retta da un provveditore generale.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Patriarcato_di_Aquileia
Patriarcato di Aquileia
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Raimondo della Torre
Raimondo Della Torre (... – 23 febbraio 1299) è stato Vescovo di Como quindi patriarca di Aquileia dal 1273 al 1299.
Biografia
Figlio di Pagano I della Torre Signore di Milano e della Valsassina in Lombardia, fratello di Napo della Torre, apparteneva alla potente famiglia lombarda dei Della Torre.
Fu Arciprete di Monza dal 1251 al 1262, Arcivescovo di Milano (titolare non insediato) nel biennio 1261-1262 e Vescovo di Como dal 1262 al 1274.
Nel 1269 fu catturato da Corrado Venosta Von Matsch (feudatario del Castello di Boffalora in Valchiavenna) ed esposto in una gabbia al pubblico ludibrio a Sondalo in Valtellina. Venne poi liberato dalle milizie di Napo Torriani che distrussero il castello il 25 settembre 1273.
Raimondo, esponente di spicco del partito dei Guelfi, venne nominato dal papa Patriarca di Aquileia il 21 dicembre 1273; presso di lui trovarono rifugio in Friuli i Della Torre e i nobili milanesi a loro fedeli dopo la sconfitta nella battaglia di Desio. Grazie alla sua posizione ebbe inizio la presenza dei Della Torre in Friuli.
Tra i patriarchi che governarono sulla Patria del Friuli fu certamente uno dei migliori, anche se, come i suoi predecessori e i suoi successori, ebbe contro i Trevigiani, i signori Da Camino, i conti di Gorizia e i Veneziani.
Raimondo venne sepolto nella Basilica di Aquileia.
Le guerre
Raimondo strinse alleanze con Padova e Genova; lottò contro i goriziani (che furono poi costretti a rispettare i loro obblighi di fedeltà verso il Patriarcato) per riconquistare il castello di Cormons e contro Venezia per quasi vent'anni per la riconquista di alcune posizioni in Istria; prima con guerra di Capodistria 1274-1279 (scoppiata per portare sostegno a Capodistria, ribellatasi al dominio veneziano): in questa circostanza, per tener fronte al potente esercito veneziano fu costretto a fare delle concessioni ai conti di Gorizia (in particolare la città di Cormons) in cambio del loro appoggio (che si rivelerà intermittente); la tensione si acuì nuovamente (la guerra non aveva cambiato gli equilibri della regione) quando il patriarca, in risposta alla rinnovata avanzata veneziana in Istria (presa di Pirano e Rovigno) ospitò un sinodo (1281) e scomunicò chiunque avesse occupato territori patriarcali; Venezia in risposta occupò Trieste dando il via alla guerra di Trieste (1283-1291): Raimondo, dopo aver tentato inutilmente di cacciare i veneziani dalla penisola con l'assedio di Moccò (guidato dal nipote del patriarca, Goffredo della Torre marchese d'Istria), dovette fare ulteriori concessioni ai conti di Gorizia (Venzone), aumentò più volte le tasse ed indisse la taglia straordinaria ovvero una leva militare dai 18 ai 60 anni, riuscendo ad arruolare 45.000 fanti e 5.000 cavalieri. Dopo due assalti (24 aprile e 7 giugno 1289) il forte Romagna, principale base dell'esercito veneziano, cadde nelle mani del patriarca che inviò una spedizione di rappresaglia a Caorle e Malamocco.
La guerra si concluse con la vittoria del patriarcato, ratificata ufficialmente dalla pace di Treviso (novembre 1291), mediata dal comune di Padova; Venezia tenne l’Istria occidentale in cambio di un tributo e dei pagamenti dei danni di guerra; il patriarcato ottenne la sottomissione di Trieste, che dovette dichiararsi vassalla del Patriarcato (nel 1295 Brissa di Toppo, l'ultimo vescovo a governare sulla città fu costretto a cedere il governo), la conquista di Muggia, Buie, Pola e Moccò.
Da ponente i Trevigiani, i Caminesi, i Da Prata e i Da Polcenigo attaccarono i paesi oltre il fiume Livenza; tali azioni provocarono l'intervento del patriarca che a sua volta devastò il territorio dei Trevigiani.
Raimondo represse vari ribellioni dei suoi feudatari con il consenso dei vescovi di Feltre, di Trieste e Capodistria, poté riprendere possesso di Sacile e riappacificarsi con i Da Camino.
Riuscì anche a stroncare la ribellione dei conti di Gorizia del 1297 provocandone la fuga, anche se gli effetti della vittoria durarono appena due anni, perché lo stesso conte occupò nel (1295) le città di Fianona, Albona e Pinguente e nel 1299 la gastaldia di Tolmino, cedendole solo dopo la minaccia di una guerra aperta con il patriarcato.
Raimondo installò la sua residenza presso il castello di Suffumbergo (1298).
Il governo civile
La figura storica del Patriarca Raimondo spicca per la sua grandezza e lungimiranza, durante il suo patriarcato furono introdotte numerose riforme:
Proibì i pegni senza licenza, per evitare e combattere l'usura;
Cambiò due volte la moneta patriarcale;
Restaurò la rocca di San Vito al Tagliamento, circondandola di mura;
Ingrandì il palazzo patriarcale di Aquileia;
Istituì scuole di vario tipo, dove si impartivano lezioni di diritto, medicina, chirurgia e varie altre discipline;
Cercò di ridurre la schiavitù con apposite leggi, rendendo liberi i figli nati da madre libera e da padre schiavo;
Ebbe con testamento del duca Ulrico di Carinzia, per il Patriarcato di Aquileia, la città di Lubiana e sui dominii nelle città della Carniola;
Costrui un nuovo palazzo patriarcale ad Udine (1287).
A fronte di queste benemerenze, è doveroso riportare alcune sue scelte più discutibili:
Raimondo nel 1275, mandò in Lombardia truppe scelte friulane ad affiancare le milizie lombarde dei Torriani suoi parenti, che erano in lotta contro i Visconti per il dominio della Signoria di Milano (con la battaglia di Vaprio del 25 maggio 1281, dove cadde anche suo fratello Gastone della Torre, Raimondo perse ogni speranza di riconquistare il ducato di Milano).
Peccò di nepotismo, pratica per altro ampiamente diffusa in quei tempi, favorendo la sua famiglia e introducendo in Friuli numerose casate lombarde, a cui concesse feudi e cariche civili.
Durante il suo patriarcato, il Friuli subì poi alcune gravi alluvioni e due rovinosi terremoti nel 1279.
http://it.wikipedia.org/wiki/Raimondo_della_Torre
Biografia
Figlio di Pagano I della Torre Signore di Milano e della Valsassina in Lombardia, fratello di Napo della Torre, apparteneva alla potente famiglia lombarda dei Della Torre.
Fu Arciprete di Monza dal 1251 al 1262, Arcivescovo di Milano (titolare non insediato) nel biennio 1261-1262 e Vescovo di Como dal 1262 al 1274.
Nel 1269 fu catturato da Corrado Venosta Von Matsch (feudatario del Castello di Boffalora in Valchiavenna) ed esposto in una gabbia al pubblico ludibrio a Sondalo in Valtellina. Venne poi liberato dalle milizie di Napo Torriani che distrussero il castello il 25 settembre 1273.
Raimondo, esponente di spicco del partito dei Guelfi, venne nominato dal papa Patriarca di Aquileia il 21 dicembre 1273; presso di lui trovarono rifugio in Friuli i Della Torre e i nobili milanesi a loro fedeli dopo la sconfitta nella battaglia di Desio. Grazie alla sua posizione ebbe inizio la presenza dei Della Torre in Friuli.
Tra i patriarchi che governarono sulla Patria del Friuli fu certamente uno dei migliori, anche se, come i suoi predecessori e i suoi successori, ebbe contro i Trevigiani, i signori Da Camino, i conti di Gorizia e i Veneziani.
Raimondo venne sepolto nella Basilica di Aquileia.
Le guerre
Raimondo strinse alleanze con Padova e Genova; lottò contro i goriziani (che furono poi costretti a rispettare i loro obblighi di fedeltà verso il Patriarcato) per riconquistare il castello di Cormons e contro Venezia per quasi vent'anni per la riconquista di alcune posizioni in Istria; prima con guerra di Capodistria 1274-1279 (scoppiata per portare sostegno a Capodistria, ribellatasi al dominio veneziano): in questa circostanza, per tener fronte al potente esercito veneziano fu costretto a fare delle concessioni ai conti di Gorizia (in particolare la città di Cormons) in cambio del loro appoggio (che si rivelerà intermittente); la tensione si acuì nuovamente (la guerra non aveva cambiato gli equilibri della regione) quando il patriarca, in risposta alla rinnovata avanzata veneziana in Istria (presa di Pirano e Rovigno) ospitò un sinodo (1281) e scomunicò chiunque avesse occupato territori patriarcali; Venezia in risposta occupò Trieste dando il via alla guerra di Trieste (1283-1291): Raimondo, dopo aver tentato inutilmente di cacciare i veneziani dalla penisola con l'assedio di Moccò (guidato dal nipote del patriarca, Goffredo della Torre marchese d'Istria), dovette fare ulteriori concessioni ai conti di Gorizia (Venzone), aumentò più volte le tasse ed indisse la taglia straordinaria ovvero una leva militare dai 18 ai 60 anni, riuscendo ad arruolare 45.000 fanti e 5.000 cavalieri. Dopo due assalti (24 aprile e 7 giugno 1289) il forte Romagna, principale base dell'esercito veneziano, cadde nelle mani del patriarca che inviò una spedizione di rappresaglia a Caorle e Malamocco.
La guerra si concluse con la vittoria del patriarcato, ratificata ufficialmente dalla pace di Treviso (novembre 1291), mediata dal comune di Padova; Venezia tenne l’Istria occidentale in cambio di un tributo e dei pagamenti dei danni di guerra; il patriarcato ottenne la sottomissione di Trieste, che dovette dichiararsi vassalla del Patriarcato (nel 1295 Brissa di Toppo, l'ultimo vescovo a governare sulla città fu costretto a cedere il governo), la conquista di Muggia, Buie, Pola e Moccò.
Da ponente i Trevigiani, i Caminesi, i Da Prata e i Da Polcenigo attaccarono i paesi oltre il fiume Livenza; tali azioni provocarono l'intervento del patriarca che a sua volta devastò il territorio dei Trevigiani.
Raimondo represse vari ribellioni dei suoi feudatari con il consenso dei vescovi di Feltre, di Trieste e Capodistria, poté riprendere possesso di Sacile e riappacificarsi con i Da Camino.
Riuscì anche a stroncare la ribellione dei conti di Gorizia del 1297 provocandone la fuga, anche se gli effetti della vittoria durarono appena due anni, perché lo stesso conte occupò nel (1295) le città di Fianona, Albona e Pinguente e nel 1299 la gastaldia di Tolmino, cedendole solo dopo la minaccia di una guerra aperta con il patriarcato.
Raimondo installò la sua residenza presso il castello di Suffumbergo (1298).
Il governo civile
La figura storica del Patriarca Raimondo spicca per la sua grandezza e lungimiranza, durante il suo patriarcato furono introdotte numerose riforme:
Proibì i pegni senza licenza, per evitare e combattere l'usura;
Cambiò due volte la moneta patriarcale;
Restaurò la rocca di San Vito al Tagliamento, circondandola di mura;
Ingrandì il palazzo patriarcale di Aquileia;
Istituì scuole di vario tipo, dove si impartivano lezioni di diritto, medicina, chirurgia e varie altre discipline;
Cercò di ridurre la schiavitù con apposite leggi, rendendo liberi i figli nati da madre libera e da padre schiavo;
Ebbe con testamento del duca Ulrico di Carinzia, per il Patriarcato di Aquileia, la città di Lubiana e sui dominii nelle città della Carniola;
Costrui un nuovo palazzo patriarcale ad Udine (1287).
A fronte di queste benemerenze, è doveroso riportare alcune sue scelte più discutibili:
Raimondo nel 1275, mandò in Lombardia truppe scelte friulane ad affiancare le milizie lombarde dei Torriani suoi parenti, che erano in lotta contro i Visconti per il dominio della Signoria di Milano (con la battaglia di Vaprio del 25 maggio 1281, dove cadde anche suo fratello Gastone della Torre, Raimondo perse ogni speranza di riconquistare il ducato di Milano).
Peccò di nepotismo, pratica per altro ampiamente diffusa in quei tempi, favorendo la sua famiglia e introducendo in Friuli numerose casate lombarde, a cui concesse feudi e cariche civili.
Durante il suo patriarcato, il Friuli subì poi alcune gravi alluvioni e due rovinosi terremoti nel 1279.
http://it.wikipedia.org/wiki/Raimondo_della_Torre