Riporto qui l'articolo scritto da Zames su MWI: http://freeforumzone.leonardo.it/d/1060 ... sione.aspx
Siccome secondo me ci sono idee un po' confuse a riguardo, voglio provare a fare chiarezza sul modo di vestire (sia in ambito militare che in ambito civile) di un cavaliere del XIII sec., magari facendo qualche distizione tra la prima metà e la seconda metà, sebbene certe modifiche siano anche al ventennio o giù di lì...ma bando alle ciance!
NB: Fondamentale premessa: il cavaliere è il "fighetto" del suo periodo, bando la sobrietà e il rigore, non fanno certo per lui! Quindi non stupitevi per tutto il...colore che troverete leggendo da qui in avanti.
Vestiario civile
Questa sezione calza a pennello anche altri ceti sociali (contadini, mercanti, artigiani etc.), ovviamente riducendo la qualità e la quantità di materiale.
Camicia e tunica: questi capi hanno lo stesso taglio, sono a maniche lunghe e raggiungono anche le caviglie come lunghezza, hanno spacchi frontale e posteriore. La particolarità sta nel fatto di avere dei gheroni, ovvero triangoli di stoffa che partono da sotto l'ascella, dando alla tunica una circonferenza di circa 3 metri! Come mai questo accorgimento? Molto semplice, i telai dell'epoca erano piuttosto piccoli e non ne uscivano pezzi da più di 90 cm di altezza (questo almeno in area italiana). I gheroni sono già presenti anche prima del XIII sec., presso i Normanni ad esempio, ma sono più piccoli e partono dall'altezza dei fianchi.
La camicia è in materiale pregiato, come seta o buon lino, e non ha fodera interna, a differenza della tunica, che può anche avere delle passamanerie e/o bottoni (a Genova, in particolare, sono in uso bottoni in oro, argento, ambra e perle, queste ultime diffuse a Genova e non solo per il ceto nobiliare...non dimentichiamo che Genova è uno degli "Stati" più ricchi del periodo); la tunica è solitamente in seta, foderata internamente in lino, la fodera serve per non rovinare la seta e per limitare l'usura dell'abito.
Dato che se lo può permettere, il nostro buon cavaliere avrà vesti di colori piuttosto accesi (magari rosse o blu, da evitare il giallo che, in diverse epoche, era il colore indossato dagli ebrei).
Brache o mutande: questi arrivavano variabilmente da sotto il ginocchio fino a metà coscia, solitamente in cotone pregiato o lino; hanno un allaccio frontale per le calzabrache.
Calzabrache: da indossare sopra le brache, coprono la metà inferiore della gamba e si allacciano alle brache, frontalmente, ce n'è una per gamba, con staffa o piede integrato; possono essere allacciate al ginocchio con giarrettiere di cuoio o passamaneria, per evitare che si ammucchino sulle caviglie.
Cuffia:la cuffia, da non confondere con l'infula, che ha stessa forma e funzione ma è utilizzata dai vescovi, è quella cosa che all'inizio dà tanto fastidio a noi rievocatori era sempre indossata e obbligatoria (addirittura c'è una miniatura in cui un uomo sta facendo il bagno in un laghetto...completamente nudo, meno la cuffia), il non averla indicava spesso persone emarginate dalla società (accattoni, prostitute, folli); di cotone o lino, sempre bianca.
Pellegrina: è un cappuccio (che, udite udite, non serve a coprire il volto, ma a ripararsi dal freddo o dalla pioggia ), di grandezza variabile ma mai senza il prolungamento posteriore del '300, che raggiungeva la cintura; i materiali sono gli stessi della tunica, anche la pellegrina è foderata.
Cappelli: qui abbiamo principalmente tre varianti, ovvero tocco, feluca e cappello a sacco, il primo e l'ultimo solitamente foderati.
Cintura: è solitamente molto lunga (può arrivare fino al ginocchio una volta allacciata), se di cuoio deve avere un puntale e non sono annodate come spesso si vede in film o documentari (o rievocazioni...). Può anche essere in passamaneria o broccato.
Guanti: in seta, cuoio o cotone; non vanno portati alla cintura (come spesso si vede) poiché non era considerato molto educato, quindi era molto meglio portarli in mano se non si voleva indossarli.
Guarnacche e mantelli: entrambi indumenti indossati durante l'inverno; la guarnacca è assimilabile ad un cappotto, ha lo stesso taglio della tunica ma va portata sopra di essa, è più pesante (es. lana) e, soprattutto, può avere aperture sulle maniche per fare uscire le braccia all'altezza di gomito o ascella. Il mantello sarà foderato con materiali pregiati, come pellicce (martora, zibellino, ermellino); il mantello è senza alcun cappuccio integrato, per quello c'è la pellegrina.
Spilla: questa comune a tutti i ceti sociali, per chiudere l'apertura della tunica all'altezza del collo, è di materiale pregiato (es. oro).
Scarpe: niente stivali et similia, scordateveli (al limite scarpe alte fino a metà polpaccio, ma proprio al limite); le scarpe del periodo sono basse solitamente fino alla caviglia, tra i nobili andavano di moda di colore rosso.
Scarselle: mai e poi mai scarselle di cuoio alla cintura, quelle sono in uso dal '300; piuttosto, la scarsella di questo periodo si presenta come un sacchettino di tessuto, di forma trapezioidale.
Apro una piccola parentesi: alla cintura la gente del periodo (ma in generale le genti del passato) non portavano nulla: pensateci un attimo, a che vi serve uscire di casa con bicchieri, coltelli, chissà cos'altro quando, al limite, vi basterà un sacchettino con i soldi? Anche al giorno d'oggi, più che con cellulare e portafoglio dubito si esca...almeno, io i bicchieri non me li porto da casa!
Figurarsi poi i corni potori, che all'epoca non erano usati (gli unici che io abbia visto sono di V sec....e soprattutto sono in vetro).
Speroni: dorati, da portare sempre anche in ambito civile; sono questo il segno imprescindibile e inequivocabile della cavalleria, ancora più della spada.
Ma adesso passiamo alla parte più interessante!
Equipaggiamento militare
Presupposto iniziale: camicia, tunica, brache, calzabrache, scarpe, speroni e giarrettiere sono sempre indossati.
Imbottita: detto anche gambeson o aketon (dall'arabo, siccome poteva anche essere in cotone), è un elemento essenziale, lungo almeno fino a metà polpaccio, con gorgiera; efficace contro la maggior parte dei colpi da taglio data la sua natura (l'imbottitura è composta da diversi strati di tessuto, piuttosto che crine di cavallo o fibre vegetali; tanto per dirne una, a Genova in un testamento è attestato un gambeson composto da 24 strati di seta!); ha un'apertura frontale per permettere il movimento delle gambe. L'orlo può essere liscio piuttosto che "merlato".
Non si è sicuri di come fosse sul serio il gambeson, ma a vedere certe miniature parrebbe composto da due pezzi: uno per il busto e uno per le braccia, una sorta di coprispalle dotato di guanti.
Cuffia imbottita: la stesso taglio della cuffia civile, ma sarà imbottita alla stregua del gambeson e potrà essere dotata di cercine (che non è solo l'anello decorativo esterno all'elmo) per permettere uan maggior stabilità per eventuali elmi chiusi.
Usbergo: ovviamente in cotta di maglia, ovviamente rivettata (questo sin dall'antichità); una cotta di maglia di anelli non rivettati non serviva a nulla, se non a sfracellarsi al primo colpo. Il peso è variabile, ad ogni modo pesavano molto meno delle attuali riproduzioni (sicuramente la mia cotta di maglia, che tra l'altro non è rivettata, pesa almeno almeno 15 kg...rivettata dovrebbe pesare molto di più! Al giorno d'oggi abbiamo perso molto delle antiche tecniche di forgiatura).
L'usbergo può avere il cappuccio integrato, ma ciò non è chiaro, è anche possibile che il cappuccio fosse indossato sotto l'usbergo (provato, in effetti così il cappuccio non da fastidio e rimane fermo); per la prima metà del XIII sec., l'usbergo a sicuramente integrate delle moffole con cotta di maglia, dalla seconda metà sono preferiti guanti corazzati, ma "internamente", ovvero non a vista. Quindi dall'esterno avremmo visto dei guanti normalissimi, solo con dei rivetti a vista.
Elmo: nel XIII sec. la cervelliera con nasale, per quanto attestata, va rapidamente in disuso (a suon di nasi rotti devono aver capito che la nasiera non serviva più); l'elmo sicuramente più usato è il cappello d'arme, che troviamo per ogni ceto, cavalieri inclusi. Ci sono i primi esempi di elmi chiusi (cervelliere con la maschera) e le loro evoluzioni, i cosiddetti "pentolari", che però troviamo dalla fine del '200, quasi alle soglie del '300.
L'elmo colorato è una prerogativa dei cavalieri, che preferibilmente lo dipingeranno di rosso (ricordiamoci che era un colore decisamente costoso all'epoca, inoltre era d'impatto); altro elemento fondamentale dell'elmo è il cimiero, che è poi la rappresentazione plastica dell'arma araldica del cavaliere, solitamente lo troviamo in cartapesta, metallo, legno; eventualmente, al posto del cimiero potranno esserci decorazioni con piume di uccelli esotici, come il pavone.
Curiosità: come si evince da elmi medievali e di Età Moderna conservati all'armeria di Vienna, la chiusura non era con la fibbia ma con dei laccetti di cuoio, forse avere un pezzo di metallo sotto al collo era considerato pericoloso.
Cotta d'arme: tunica smanicata, dello stesso taglio della tunica civile, magari di una buona lana piuttosto che di seta (altrimenti alla prima battaglia è da buttare).
Ora ho una brutta notizia per tutti i modders che hanno realizzato cavalieri sino ad adesso (io stesso): l'arma araldica sulla cotta d'arme non è "parlante", ovvero non ricopre l'intero indumento, quindi in teoria dovremmo dimenticarci bellamente cotte d'arme inquartate o simili. La norma erano tuniche a tinta unita che presentavano l'arma araldica su un piccolo scudo cucito sulla cotta d'arme, sul petto (quindi facilmente sostituibile in caso si fosse rovinato).
Protezione per le gambe: fino alla prima metà del XIII sec., abbiamo quasi sempre delle calzabrache in cotta di maglia, solitamente dotate di piede; dalla seconda metà, assistiamo ad una modifica e sostituzione in favore di cosciali imbottiti, che arrivano fino al ginocchio, e di schinieri, di cuoio o di metallo.
Scudo: in varie forme, quello dei cavalieri era solitamente triangolare (nelle iconografie ne troviamo anche di circolari), composto di strati sovrapposti di legno o doghe, ricoperto di strati di pelle o pelle alternata a gesso, con un'eventuale ulteriore copertura in lino. Questo è l'unico elemento "parlante" per quanto riguarda l'arma araldica.
Lancia: arma fondamentale, per il cavaliere arriva fino ad un massimo di 2-2,5 metri (più lunghe sarebbero state scomode). Indovinate? Coloravano anche queste, siccome non erano ancora abbastanza variopinti.
Spada: il cavaliere ha con sé due spade, una spada ad una mano e una da arcione (leggermente più lunga, da usare a cavallo); spade a due mani non esistono all'epoca (e per i successivi...mmm...200 anni?), quindi mettete da parte Braveheart , ma in diverse raffigurazioni si trova l'uso a due mani delle spade ad una mano, comunque solitamente si tratta di colpi fatali, come colpi alla testa.
La spada ha tassativamente un fodero (è un grande ritrovato tecnologico, molto costoso, e va protetto); questo sarà scatolato, ovvero con un'anima in legno, e con lino all'interno, per mantenere le condizioni ideali di conservazione dell'arma; inoltre, il fodero è coperto in pelle e avrà il suo budriere, ovvero una cintura "dedicata", non si appendeva alla cintura.
In questa immagine vediamo, al centro, il gigante Golia che, come noterete, ha un armamento da cavaliere. La cosa curiosa è che, mentre i cavalieri intorno a lui hanno tutti le calzabrache in cotta di maglia, lui ha cosciali e schinieri:
Altra celebre immagine della Bibbia Maciejowski, in cui se notate ci sono i gambeson che sembrano proprio essere fatti in due parti...ma del resto sull'estrema destra si vede un uomo che ne porta in spalla uno intero! Personalmente ritengo che in origine volesse essere una cotta di maglia e poi sia stata diversamente colorata, ma è una mia interpretazione. Sempre a destra, notare l'uomo seduto che si sta infilando i cosciali imbottiti:
Interessante raffigurazione tedesca databile intorno al 1240: notiamo il passaggio graduale delle protezioni per le gambe, siccome abbiamo sia cosciali da soli, che sole calzabrache in cotta di maglia, che entrambe assieme:
Il cavaliere del XIII secolo
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